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della rivoluzione di roma | 43 |
la vita, la Regina dei Santi che la protegge, gli Apostoli di cui serba le gloriose reliquie, il vostro Figlio Umanato che in questa Roma mandò a risiedere il suo rappresentante sopra la terra.
» Datum Romæ apud sanctam Mariam Majorem die X februarii anni MDCCCXLVIII pontificatus nostri anno secundo.»
Pius PP. IX.1
Questo fu l’atto famoso che per calmare i Romani (o chi ne prendeva il nome) emise il Santo Padre e che tanti clamori e commenti in ambi i sensi eccitò, e a tante speranze aperse il varco in Roma e in Italia. Eppure questi clamori, questi commenti e queste speranze nascevan soltanto da una mistificazione.
Molto e ingiustamente si disse in quella occasione dai retrivi contro il Santo Padre. Molto e più inesattamente si gridò e si scrisse in lode del medesimo dai libertini, non già per Pattò in genere, ma in ispecie per quelle parole, o meglio per quell’apostrofe: benedite, gran Dio, l’Italia.
Pretendevan questi ultimi che con quelle parole, che astutamente segregaron dal resto del motu-proprio, il Santo Padre avesse bandito la indipendenza e l’unità italiana. Quindi è che le innalzarono al cielo e le pubblicarono in tutte le stampe e a piena gola le ripeterono, ma si guardaron bene dal far motto delle susseguenti: e conservatele sempre questo dono di tutti preziosissimo la fede.
Il Santo Padre intese, e questo è chiaro come la luce del giorno, di indirizzare all’Ente Supremo presso a poco questa preghiera: Signore, volgete uno sguardo benigno all’Italia, proteggetela, e conservatele il cattolicismo. Si ebbe però l’abilità di far credere che lo avesse pregato affinchè fosse riuscito ai rivoluzionari di renderla unita ed indipendente, o in altri termini una e indivisibile!
- ↑ Vedi il vol. I, Motu-proprî ec. num. 34.