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Pier Silvestro Leopardi, inviato straordinario e ministro plenipotenziario del governo di Napoli presso Carlo Alberto, giunse in Roma il 22 di agosto, dopo la conclusione dell’armistizio Salasco, ed il 28 si abboccò col Rossi, ed ebbe agio di ammirare la sua alta intelligenza che (com’esso dice) sapeva d’un guardo scandagliare le piaghe non che d’Italia, d’Europa e del mondo, e con una parola indicarne il rimedio. Venuti nel discorso delle cose d’Italia: «La Lega — ei diceva — Enorme fu lo sbaglio dei ministri piemontesi, che non afferrarono subito, e di gran cuore, le proposte della Lega italiana, fatte dal papa e dal re delle due Sicilie. La Lega avrebbe salvato l’Italia. E di presente, la Lega fra il Piemonte, la Toscana e Roma, può sola ricondurre Napoli sulla buona via, e salvarla ancora; senza la Lega, la mediazione anglo-francese non farà frutto alcuno.»

E siccome il pontefice era per la lega, come lo attesta anche il Leopardi che lo vide e gli parlò in proposito,1 e perchè il pontefice stesso ne parlò e la raccomandò, dopo fatta la risposta al discorso del Consiglio dei deputati del 20 luglio passato,2 così è chiaro chiarissimo, e viene spiegato lucidamente come avendo il Santo Padre rinvenuto nel Rossi un ministro di polso, che alla lega mostravasi favorevolissimo (prescindendo ancora da tutti gli altri suoi meriti personali), simpatizzasse cotanto col medesimo c gli affidasse 1*assestamento delle cose dello scombuiato stato pontificio.

Ma poichè siamo in sul parlar della lega, aggiungeremo che appunto per meglio stringerla e rannodarla l’abate Rosmini venne in Roma, mandatovi o spintovi o pregatone dal Gioberti. 3


  1. Vedi Piersilvestro Leopardi, Narrazioni storiche ec., pag. 327.
  2. Vedi Massari proemio alle Operette politiche del Gioberti vol. I, pagine 132.
  3. Vedi Massari proemio alle Operette politiche del Gioberti, vol. I, pagine n. 132.