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Chi volesse conoscere fino a qual punto si fosse compromesso il Rossi nella impresa murattiana per la riunione e indipendenza d’Italia, non avrà che a leggere il suo manifesto rivoluzionario, che crediamo di riportare nel nostro Sommario.1 Il medesimo venne emesso dal Rossi nella sua qualifica di commissario civile di sua maestà il re Gioachino Napoleone nei dipartimenti del Reno, Rubicone, basso Po, e Pineta, diretto agli Italiani il 4 aprile 1815 per eccitarli ad insorgere; e lo abbiamo estratto tanto dall’originale stampato che possediamo, quanto dall’opera di monsignor Gazola.2 Vedranno i nostri lettori che il linguaggio che teneva il giovane Rossi in Bologna nel 1815, di poco‘differiva da quello ch’era solito usare il demagogo Sterbini in Roma nel 1848.

Non credasi però che se il Rossi aveva i suoi ammiratori, non avesse ancora i suoi detrattori, fra i quali crediamo di potere annoverare i veri cattolici di Francia, i quali non vedevano nel Rossi che un vecchio carbonaro, freddo calcolatore bensì delle cose possibili, ma non pertanto vagheggiatore dell’idea d’infrenare l’arbitrio del governo clericale, e quindi venirgli pian piano tarpando le ali, e poi forse venirgli strappando del tutto il poter dalle mani. Consideravasi come poco e nulla amico degli ordini monastici, e chi accusavalo apertamente di razionalismo, e chi perfino di panteismo o di ateismo. Queste le idee che di lui si avevano da taluni, e che noi senza dividerle o avversarle, per semplice dovere di storici riportiamo.3

Quanto alla sua dottrina, non è chi non conosca i suoi aurei trattati sul diritto penale e sull’economia politica.


  1. Vedi il Sommario, n. 37.
  2. Vedi il nostro volume di Documenti sull’impresa murattiana, n. 205, non che l’opera di monsignor Gazola intitolata: Il prelato italiano monsignor Carlo Gazola ed il vicariato di Roma sotto papa Rio IX, 1849-1850 ec. Torino, 1850, in-12. pag. 38.
  3. Vedi la lettera dei cattolici di Francia pubblicata nel 1847 e sottoscritta dal conte Regnon, nel vol. II, Documenti, n. 26.