Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. II).djvu/473


della rivoluzione di roma 467

fervorosamente le parti; ma riuscitagli a mal fine Firnpresa, videsi costretto ad esulare. Vuoisi che prima si recasse in Francia, ma che di là, dopo il disastro di Waterloo, si ricoverasse nella Svizzera e precisamente a Ginevra, ove guari non andò che, resosi chiaro per i suoi lumi e pel suo non ordinario ingegno, ottenne la cattedra insegnando non solo il diritto romano, ma il diritto penale e la economia politica. Mantenne però corrispondenza cogli uomini della rivoluzione Italiana, ed a tale effetto scriveva articoli pel Conciliatore di Milano.1

Tutti volevano assistere alle sue lezioni. Non era chi non lo ammirasse e lo ricercasse, e quindi se gli porse agevolmente il destro nel 1820 di congiungersi in matrimonio con una ricca signorina protestante per nome Melly.

Nel 1829 pubblicò il suo trattato sul diritto penale.

Il movimento italiano del 1831 lo colse nella Svizzera, ed esso non solo non gli fu estraneo, ma come abbiamo accennato in altre pagine, vuolsi che in quel tempo si stringesse colà in lunghe e secrete confabulazioni colla principessa di Belgioioso per dirigerne il procedimento.

Tale fu poi la stima, la fiducia e l’ammirazione ch’erasi saputo conciliare, che ottenuta la naturalizzazione elvetica, vennegli nel 1832 affidato il carico di elaborare un piano di costituzione per la Svizzera, o revisione del patto federale. Compiuta la sua opera, venne chiamata il Patto Bossi. La dieta venne in parte adottandolo, ma poi, per opera specialmente dei comuni rurali, fu rigettato. Comunque si voglia, seppure non venisse respinto come cosa immeritevole, lo non si credette adattato per quei tempi, e solo la rivoluzione svizzera del 1848 ne abbracciò in parte le idee e i divisamenti.

Indignatosi il Rossi del non essere stato adottato il suo piano o patto federale, se ne partì dalla Svizzera, e rifugiossi in Parigi, ove il suo ingegno e le sue cognizioni non

  1. Vedi le Addizioni di Piero Maroncelli alle Mie prigioni di Silvio Pellico, edizione di Torino del 1859, pagina 204.