Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. II).djvu/47


della rivoluzione di roma 41

in massa, ch’era quel che volevasi dai rivoluzionari, ed il Santo Padre emise il seguente importantissimo motu-proprio il quale, quantunque sia stato riportato per intiero dal Farini e dal Ranalli, lo trascriviamo ancor noi completamente stante la sua gravità. Esso diceva così:


PIUS P. P. IX.


«Romani!

» Ai desideri vostri, ai vostri timori, non è sordo il pontefice che in ormai due anni ha da voi ricevuto tanti segni di amore e di fede. Noi non ci restiamo dal continuo meditare come possano più utilmente svolgersi e perfezionarsi, salvi i nostri doveri verso la Chiesa, quelle civili istituzioni che abbiam posto, non da alcuna necessità costretti, ma persuasi dal desiderio della felicità dei nostri popoli e dalla stima delle loro nobili qualità. Abbiamo volti altresì i nostri pensieri al riordinamento della milizia prima ancora che la voce pubblica lo richiedesse; e abbiamo cercato modo di avere di fuori ufficiali che venissero in aiuto a quelli che onoratamente servono il governo pontificio. Per meglio allargare la sfera di quelli che possono con l’ingegno e con la esperienza concorrere ai pubblici miglioramenti, avevamo pur provveduto ad accrescere nel nostro Consiglio del ministri la parte laicale. Se la concorde volontà dei principi da cui l’Italia riconosce le nuove riforme, è una sicurezza della conservazione di questi beni con tanto plauso e con tanta gratitudine accolti, noi la coltiviamo serbando e confermando con essi le più amichevoli relazioni. Nessuna cosa in somma che giovar possa alla tranquillità e alla dignità dello stato sarà mai negletta, o Romani e sudditi pontifici, dal vostro padre e sovrano, che della sua sollecitudine per voi vi ha date le prove più certe, ed è pronto a darvene ancora, se sarà fatto