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della rivoluzione di roma | 459 |
il conforto, quanto è più doloroso il vedere, come a’ nostri tempi, sia per uno, o per mille, o per diecimila, si osa introdurre nell’Italia, tutta cattolica, e fin anche nel centro della cristianità, il protestantismo: e che costoro, se dall’una parte palesano i desideri ardenti della nazionalità italiana, vorrebbero dall’altra servirsi d’un mezzo abbominevole che è fatto proprio per distruggerla: e mentre la Germania, animata dallo stesso spirito, conosce che un gravissimo ostacolo per ottenere l’intento consiste nella diversità della religione, e i protestanti fanno progetti di unione, si vedono in Italia alcuni che con immenso scandalo religioso, e con immenso danno politico, preti tendono d’introdurre il pessimo seme della separazione dall’unità della fede per ottenere l’unità della nazione. Ecco dove conduce l’acciecamento delle passioni: preghiamo Iddio che diradi queste tenebre, e stiamo sicuri delle divine promesse, che le porte dell’inferno non prevarranno contro la Chiesa.»
Questo discorso pieno di verità e modello di assennatezza perchè consacra il principio, che non può esservi unità politica, ove sia, disunione nei principi religiosi, non solo non piacque ai novatori, ma eccitò le lor grida contro il papa, e contro le sue tendenze reazionare. E pure non una parola pronunziò che ne desse il menomo indizio. Parlò e insistette apertamente sulla necessità dell’unità religiosa, il che e come pontefice e come sovrano avrebbe sempre dovuto fare. Se pertanto il difendere la religione degli avi nostri, quella che succhiammo col latte, quella che salvò il nostro paese dalla barbarie, quella di cui il papa come pontefice massimo esser deve il vindice e il propugnatore, costituisce la taccia di reazione, Pio IX fu al certo il primo reazionario del mondo.
Altro di notevole non presentandoci il mese di agosto, diamo fine col discorso del papa al capitolo XVI.