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della rivoluzione di roma | 455 |
Il giorno 11 in seguito della notizia della cacciata dei Tedeschi da Bologna, recatisi al Santo Padre tutti i ministri, dissero di aver riportato l’autorizzazione di fare quanto si potesse per salvare la patria e difendere i sacri confini, e lo dissero mediante una specie di relazione in forma di proclama, aggiungendovi le disposizioni che volevano adottare per seguire la volontà sovrana.1
A questo atto altro ne successe, sottoscritto dal solo ministro dell’interno Fabbri, il giorno 12, col quale vengono caldissimamente eccitati i Romani ad armarsi e correre in difesa dello stato.2
Il 12 di agosto il principe Aldobrandini generale della guardia civica, dopo avere annunziato che il Santo Padre aveva accordato l’udienza al Galletti, al Morelli ed all’Anieni, officiali della prima legione romana, i quali eran desiderosi di partire, emise un ordine del giorno per eccitare i Romani ad unirsi alla legione e correre alla difesa dello stato. E con detto atto indicavansi ancora le condizioni dell’arrolamento.3
Tutte queste disposizioni bellicose vennero rese inutili dall’accordo o convenzione interceduta fra il general Welden da una parte, e il cardinale Marini, il principe Corsini ed il conte Guarini dall’altra; ed il nostro giornale officiale ne dette l’annunzio il giorno 19, aggiungendo che in seguito di ciò le truppe austriache andavano a sgomberare dal territorio pontificio;4 e quindi lo stesso ministro Fabbri emanò una circolare il giorno 22 per la sospensione degli apparecchi di guerra.5
Questa determinazione governativa in senso di rappacificamento rese inutile l’arrolamento dei civici e le of-