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genio Anieni maggiore, non che gli ufficiali Gazzani e conte Pianciani, i quali (meno l’Aldobrandini) appartenevano alla legione romana che fece il suo ingresso trionfale in Roma il 25 di luglio.

Scopo degli ufficiali legionari era quello di offerire al Santo Padre il loro braccio per combattere l’aggressione degli Austriaci comandati dal general Welden.

Dopo letto al Santo Padre un indirizzo scritto in termini caldissimi per sensi italiani, che la sola Pallade ci ha conservato riportandolo nelle sue colonne, 1 e ove fra le altre cose s’invocava chiarissimamente la scomunica contro gli Austriaci, vi fu qualcuno che prese la parola e si permise di osservare al pontefice quanto più efficace sarebbe stato se all’atto di protesta del 6 agosto egli, in luogo del Cardinal Soglia, avesse apposto la venerata sua firma. Al che rispose il pontefice non aver voluto esporre ad un insulto il suo nome (alludendo chiaramente all’atto del 1.° di maggio il quale venne pubblicamente lacerato il giorno 2), e quanto alla scomunica, essere ella un’arma da non doversene servire che assai parcamente e soltanto nelle ultime estremità, e se vi fu circostanza da farne uso, essere stata, in quel giorno in cui oltre a tante altre indegnità volevasi impiantare in Roma un governo provvisorio (il 1.° di maggio), e pure essersene astenuto.

Tacque il giornalismo questo episodio non piacevole al certo per gli uomini della rivoluzione, e tacquero pure i legionari. Noi non possiamo quindi produrre documento alcuno stampato per convalidare il nostro racconto. Ma i più degli officiali legionari vivono ancora; altri ch’eran presenti leggeranno un giorno queste carte; e noi ad essi ed alla lor coscienza ci appelliamo affinchè dicano s’ella è questa favola o storia.

Quanto agli atti del ministero e delle altre autorità militari, relativi alla difesa dello stato, essi furono i seguenti.


  1. Vedi il Supplemento al n. 318 della Pallade del 12 Agosto 1848.