Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
40 | storia |
Ben si seppe però che il principe Aldobrandini, pregato dai capi dei circoli, avea assunto l’incarico di scongiurare il pontefice a calmare il popolo e di aver richiesto a compagni i consultori conte Pasolini e avvocato Francesco Benedetti. Si disse ancora che il principe Corsini era stato pregato d’inframettersi ancor egli fra il sovrano ed il popolo. Quando si sentiron delle voci sulla piazza del Popolo che dicevano: eccolo, eccolo; ed era il principe Corsini che in un piccolo cocchio ritornava dal Santo Padre.
Fattasi allora la più completa calma, espose il senatore o chi parlò per esso, che molti dissero essere il poeta Masi, che il Santo Padre, adesivamente alle domande del popolo, le avrebbe prese in considerazione, pregando intanto tutti a ritirarsi. Assicurò pure che il Santo Padre avrebbe deliberato di porre in atto la secolarizzazione del ministero, e che in quanto all’avere dei bravi officiali superiori, ne aveva già avanzata domanda al governo piemontese. Furonvi allora delle grida per avere armi. Gridossi pure: viva il ministero secolare, viva Corsini. Poi altre grida s’intesero pel Corso, ed allora una folla di popolo di circa un due o tre mila persone invase quella via, per recarsi al palazzo Corsini e ringraziare il principe. Giunti avanti il palazzo di Venezia, fu un silenzio profondo e significativo. All’appressarsi poi del palazzo Farnese, il conte Ludolf fece subito porre i lumi alle finestre. Finalmente ingrossato l’attruppamento, cammin facendo, giunse sotto al palazzo Corsini. Allora il principe mostratosi al balcone con Ciceruacchio al fianco, ricevette i saluti e gli evviva di quella immensa turba plaudente , la quale dopo di ciò si disciolse. Le coccarde tricolori da quel giorno in poi furono indossate quasi generalmente.
La Gazzetta di Roma parlò di detta dimostrazione.1 Ne parlò pure il giornale l’Italico.2
In seguito di ciò il ministero presentò la sua rinunzia