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Il Somaro
Lo Scontento
La Torre di Babele (ch’era il giornaletto più consonante coi tempi che correvano.)

        S’immaginò pure in allora la pubblicazione del famoso Don Pirlone che vide la luce in settembre, e di cui parleremo nel capitolo seguente.

Se dunque al giornalismo serio di Roma, d’Italia e d’oltramonti, alla lettura delle discussioni parlamentarie in quasi tutti gli stati di Europa, che attraevano la pubblica attenzione, si aggiunga col pensiero il diluvio delle pubblicazioni volanti che ti affogava, non che quello dei giornaletti umoristici il cui scopo era di minare il rispetto verso qualunque autorità; se lo stordimento nelle teste era cosa provocata a disegno; se l’anarchia nelle idee era divenuta pressochè universale, qual meraviglia che, come noi sosteniamo in queste pagine, le cose si venissero incamminando verso la repubblica?

A conseguire questo scopo il mezzo più spedito ad un tempo e il più potente quello si fu del simultaneo affratellamento di tutti i circoli d’Italia, affinchè i popoli intendendosela direttamente fra loro, i governi divenissero un fuor d’opera e nulla più.

E siccome Roma in que’ tempi dar doveva il segnale in tutte le cose, il circolo romano, che rappresentava il movimento, ne prese l’iniziativa, e quindi il 28 di agosto diresse una lettera a tutti i circoli d’Italia, che diceva così:

«S’egli è vero che l’azione incessante dei popoli per il bene della loro nazione può dare un gran peso ai trattati ai quali disgraziatamente sembra in oggi Italia dover sottoporsi, è mestieri non rimanersi dal tentare ogni mezzo che conduca a migliori destini la patria nostra, e mostri all’Europa che l’amore della libertà e dell’indipendenza in noi non è punto infiacchito per le immense sventure che ci hanno colpiti.