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della rivoluzione di roma | 451 |
Livorno in quel tempo bolliva, e la già mite Toscana era divenuta irrequieta e intrattabile; si piaceva di sognare Diete e Costituenti, e proponeva armamenti in massa a pro della repubblica di Venezia. Livorno poi, rotto ogni freno, minacciava di governarsi a popolo, ed a popolo si governò nell’ottobre come narreremo a suo tempo. Intanto il general Garibaldi alla testa della sua legione scorrazzava per le adiacenze del lago Maggiore tenendo alto il vessillo della rivoluzione italiana.1
Ad incendiare poi vie maggiormente le teste, pubblicavasi in Roma un foglietto che portava per titolo: Nuova rivolta a Milano, cacciata dei Tedeschi, e repubblica.2
Innumerevoli sarebbero i documenti che potremmo produrre per provare che si era già in una anarchia morale talmente diffusa, che da quello stato alla repubblica era un breve passo.
Ma quasi che non bastasse la perturbazione degli animi esistente, s’immaginò altro mezzo per accrescerla, e fu la stampa e la propagazione di quei giornaletti volanti che ad imitazione del Cassandrino vider la luce in quel tempo molti dei quali morivano appena nati, ed altri non contaron che la vita di pochi giorni soltanto.
I primi a venire in luce furono
- La Lanterna magica
- Un Giornale senza titolo
- Un Giornaletto pei fanciulli
- Il Cicerone
- Il Diavoletto
- Il Casotto dei burattini
- La Befana
- Il Meninpippo
- Il Mentore
- Il Pallon volante