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Franche e nobili parole, si disse da alcuni, aver pronunziato in risposta il francese ambasciatore, o chi parlò per esso, e che sceso appiè della scala ripetesse a quell’attruppamento che la Francia non avrebbe abbandonato l’Italia, ma che l’Italia avrebbe dovuto fare da sè, e conquistare colle proprie armi la sua indipendenza.1 In una parola, si disse comunemente dai più che la risposta di chi per Francia prese la parola fosse semplicissima, e per nulla compromettente quella nobilissima nazione; quindi doversi annoverare fra i sogni quella che divulgò la Pallade. Il Contemporaneo ch’era il giornale dello Sterbini, ne parlò a piè di pagina, ma in carattere così minuto che parve si vergognasse di averla dovuta riportare.2

Questa richiesta d’intervento però, quantunque serotina, fu in qualche modo incoraggiata da una dichiarazione del ministro francese Bastide all’assemblea di Parigi del 1 di agosto in favor dell’Italia, la quale venne conosciuta in Roma il giorno 7, e subito divulgata mediante un foglietto.3

Ma perchè una richiesta d’intervento aver potesse qualche efficacia, conveniva farla in modo conveniente, e che avesse almen le apparenze di legalità. Si discusse è vero nel Consiglio dei deputati, ma nell’Alto Consiglio non se ne disse una parola. E il papa, il sovrano, il sommo pontefice, il gran sacerdote, che è pure la prima autorità vivente sulla terra, non vi compariva per nulla l Era egli possibile che la Francia si movesse per una richiesta del medico Sterbini e del carrettiere Ciceruacchio?4 E pure tanto poco tatto politico si aveva, che si prese in sul serio una così ridicola e irregolare richiesta d’intervento, e se ne impromettevano felici risultati!


  1. Vedi il Cassandrino del 10 agosto — Documenti, vol. VI, n. 141.
  2. Vedi il Contemporaneo del 9 agosto 1848. — Vedi pure la Pallade del 9 agosto, n. 315.
  3. Vedi il vol. VI. Documenti, n. 116.
  4. Il Ciceruacchio, oltre i trasporti, occupavasi pure nel negoziato di legna da ardere e di foraggi per bestiame.