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stendole con una menzogna, perchè addossò al popolo il fatto di dieci o quindici persone senza mandato, che ne usurparono il nome. Ecco le sue parole:

«Il passeggio delle carrozze venne quindi impedito dal popolo che disanimato, anzichè correre alle armi percorreva tristamente la città.1»

Questa è una sfacciata menzogna: perchè il così detto popolo costava di così pochi individui, che non impedirono a noi ch’eravamo in vettura di entrare nel Corso dalla piazza del Popolo; e noi vedemmo come al solito passeggiare la popolazione a diporto, e pervenuti al circolo romano, là soltanto fummo insultati da un vecchio imbecille che ci disse: E che non avete capito che oggi non vogliamo carrozze sul Corso? All’infuori di questo, null’altro vedemmo. Procediamo innanzi.

Sotto la data del 7 di agosto troviam registrati due altri fatti.

Il primo fu la confessione del principe di Canino fatta ai cospetto di tutto il Consiglio dei deputati, sulla immensa influenza del papato. Esso si espresse così:

«Pio IX fu l’iniziatore dei movimento italiano. Egli solo potè muovere le masse, che nè il carbonarismo nè la giovane Italia avevano potuto trascinare alla sacra causa italiana!... Al grido di viva Pio IX liberavasi la magnanima Palermo. Al grido di viva Pio IX rispondeva la generosa Milano!...»2

L’altro fu la licenza data dal Santo Padre al ministro Campello. Alcuni disser discacciamento; ma licenza come disse l’Epoca del 7, e discacciamento come generalmente si disse, ci sembran sinonimi, viste le circostanze in cui ebbe luogo.

Si attribuì questo repentino allontanamento alla scoperta di una corrispondenza che lo comprometteva altamente, cioè una lettera del conte Pepoli da Bologna al

  1. Vedi l’Epoca del 7 agosto 1848.
  2. Vedi il Supplemento al n. 153 della Gazzetta di Roma.