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Oltracciò difende esso i legionari, perchè se occuparono la casa del Gesù, lo fecero col permesso del ministero.

Ma noi con sua buona licenza dobbiam rammentargli che il ministro delle armi principe Doria con ordine del giorno del 20 luglio, comandò che, giunti in Roma quei giovani, rientrassero nei lor focolari, e che essi in vece non solo non obbedirono, restando uniti fra loro, ma contro gli ordini del ministro occuparono quella casa professa, per lo che disgustato il ministro, diede all’istante la sua dimissione. Se queste sono approvazioni e permessi, vorremmo sapere quali siano le disapprovazioni e i rifiuti.

Ritornando ora alla enunciazione dei fatti, richiameremo l’attenzione dei nostri lettori sopra il proclama del general Welden del 3 di agosto, e del quale facemmo parola nel capitolo precedente. In quel proclama per verità nulla era di civile e distinguevasi pel suo carattere essenzialmente militare, minaccioso e provocante. Diremmo quasi che in grazia della calda stagione, sentiva alcun poco d’idrofobia. Annunziava in esso di passare il Po per colpire e punire i ribelli e specialmente i così detti crociati, minacciando la sorte di Sermide (ch’era stata incendiata e distrutta) agli abitanti delle Legazioni.1

Succedette a questo una notificazione del giorno seguente, ove indicavasi il quantitativo dei viveri e foraggi occorrenti per l’armata.

Si rispose al proclama ed alla notificazione a nome dei sudditi pontifici con due foglietti che circolarono, e che possono leggersi fra i nostri documenti.2

In seguito di ciò, come precauzione di difesa, si dispose che le truppe pontificie si riconcentrassero alla Cattolica, si richiesero con un invito ai Romani capsule in Ancona, e si designò la banca Beretta siccome luogo di deposito.3


  1. Vedi il vol. VI, Documenti, n. 119.
  2. Vedi il detto vol. n. 122 e 128.
  3. Vedi il vol. VI, Documenti, n. 125.