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della rivoluzione di roma | 427 |
La Camera dei deputati in quei frangenti dichiaravasi in seduta permanente. Il terzo battaglione civico rimaneva tutto il giorno 2 agosto nel cortile del palazzo Chigi.
I legionari comandati dal colonnello Bartolomeo Galletti eran sotto le armi pronti ad appoggiare le Camere onde ottenere dal Santo Padre ciò che desideravasi ed a tal effetto il Galletti emetteva pure un indirizzo col quale la legione era posta a loro disposizione.1
Il conte Campello con lettera del 3 assicurava il Galletti che il Santo Padre non trovava difficoltà di autorizzare il suo governo a porre in atto quanto era stato deliberato dei due Consigli. La lettera del Campello si lesse al quartiere del Gesù dal Checchetelli (presenti anche i civici stabili) e fu seguita da un suo discorso.2
E mentre queste cose accadevano, il Costituzionale veniva avvisando i Romani che dopo una riunione di civici e legionari in villa Borghese la domenica 30 luglio, si udisser la sera canti orribili; ed i giornali italiani venivano insinuando che il movimento dominante fin dal 15 luglio era preparato in tutta.la penisola, e tendeva a proclamare qua e là governi provvisori per volontà e per impulso del partito repubblicano. Dicemmo già nel capitolo precedente come se ne preoccupasse il d’Azeglio quando era in Bologna, e ne combattesse con tutte le sue forze il progetto.
Avranno rilevato i nostri lettori che i civici e i legionarî intendevano appoggiare i Consigli per ciò che volevano dal pontefice. Questi corpi erano in armi, e la lor forza ed influenza non consisteva già nell’uso dell’arte oratoria, sibbene nel linguaggio eloquentissimo delle baionette. Il loro appoggio pertanto era una pressura, una gravitazione, una violenza che volevasi esercitare sulla volontà del sovrano, e parificava i legionari ai pretoriani dell’antica Roma, e ai Giannizzeri dell’oriente.