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sto, ch’ebbe piuttosto l’aspetto di una rivoluzione in città, si pensò subito la mattina del 31 a decorare a festa tutta la via del Corso; e già gli addobbi alle finestre vedevansi fin dalle ore nove antimeridiane, quando giunto appena il corriere apportatore delle corrispondenze, si seppe che la vittoria erasi convertita in una solennissima sconfitta. Vennero in un subito ritirati i parati, ed allo strepito della notte sottentrò fa sorpresalo sbigottimento ed il più cupo silenzio.1

La vittoria degl’italiani ritenevasi talmente certa e decisiva, che dovesse portare di necessità il ritiro degli Austriaci e la pace d’Italia: quindi erasi già prevalso sull’animo del Cardinal vicario inducendolo a permettere che si cantasse il Te-Deum nella chiesa di sant’Andrea della Valle, ed a tale effetto erasi già fatta stampare una notificazióne. Così, conosciuta appena la verità dei rovesci, corse qualcuno da lui (si disse monsignor Pentini) per avvertirnelo, ed il cardinale fece ritirar subito dai cursori del vicariato non solo quelle copie della notificazione che dovevano affiggersi al pubblico, ma quelle eziandio che restar dovevano per memoria nell’archivio della tipografia camerale. Quindi l’ordine di cantare il Te-Deum venne subito contramandato.

Siccome la notificazione in discorso è un documento rarissimo e quasi unico, ritenendosi che oltre quella che possediamo non ne esista che una o due altre copie in città; e siccome inoltre conoscendo l’atto in genere senza conoscerne l’espressioni, potrebber farsi dei commenti maligni a carico del governo pontificio, giudichiamo prudente e opportuno di farlo conoscere nella sua integrità. Chiun-* que converrà dopo lettolo, che il Santo Padre, alieno mai sempre dalla guerra, intese di ordinare un rendimento di grazie all’Onnipossente, unicamente per un fatto il quale poichè era accaduto, dava luogo a sperare che avrebbe ricondotto la tanto desiderata pace.


  1. Sulla battaglia di Custoza vedansi i n. 95, 96, 97, 98, 101, 104, 106, 107 e 110 del VI vol. Documenti.