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legionari di battersi per tre mesi, vennero richiamati, ed eran sul punto di trasferirsi in Roma.

A tale effetto il principe Doria: ministro delle armi, emise un ordine del giorno col quale prescriveva loro, ritornati che fossero, di rientrare nelle lor case.1 Questo ordinava il principe Doria: ma siccome l’obbedire ai capi non era allora in costume, vedremo fra poco che ritornati che furono, fecero tutt’altro; e trasgredendo i comandi legali, obbedirono piuttosto alle volontà illegali e perturbatrici.

Il municipio poi preparava una festa pel loro ritorno, ed il giorno 24 ne avvertiva il pubblico mediante una notificazione colla quale davansi le disposizioni all’oggetto.2

Il Canino poi, ciarliero sempre, faccendiero e romoreggiante parte per natura e parte per progetto, emetteva ancor esso in quel giorno una circolare per diffidare gli associati al giornale il Contemporaneo, premunendoli a non prestar fede agl’inesatti ragguagli che venivansi dando dallo Sterbini dei discorsi dell’Assemblea e di quelli in ispecie del Canino stesso, contro il quale (com’egli dice) lo Sterbini abbonda di acre umore.3

Finalmente il 25 luglio giunse la prima legione romana. Erano alla testa della medesima, a cavallo:

Il colonnello Bartolomeo Galletti
Il maggiore Agneni
Ercole Morelli.
Vi si associò pure il principe Aldobrandini.

Il senato romano erasi recato ad incontrarla, non che una deputazione del Consiglio dei deputati col presidente Sereni alla testa. Dell’Alto Consiglio non si parlò. Mamiani già lo aveva dichiarato un fuor d’opera, e quindi si lasciò in disparte. Un distaccamento di ciascun battaglione civico

  1. Vedi il vol. VI Documenti, n. 87.
  2. Vedi il vol. VI Documenti, n. 91.
  3. Vedi il vol. VI Documenti, n. 90.