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414 | storia |
in genere, salvo gl’inglesi, chi parlasse di voler rispettare le consuetudini antiche, ecciterebbe a bene andare la ilarità. Chi poi dicesse parole romorose o pungenti, o per lo meno che accogliessero un epigramma, finirebbe per aver ragione e salirebbe in popolarità. Un motto contro i grandi, i ricchi, i monopolisti farebbe furore: una parola in favore dei popoli oppressi sarebbe una meraviglia: un’apologia poi agl’italiani per la superiorità del loro ingegno o del loro valore, ovvero un’aspirazione pel ritorno delle romane grandezze, procaccerebbe all’oratore un’apoteosi. Queste sono in gran parte le tendenze attuali, ma sarebbe stupidità il dire che gl’italiani stante la superiorità incontestabile del loro genio (oseremmo dire in tutte le cose) non possan pervenire a tal grado di maturità un giorno, da potersi reggere a costituzione. Per ora ci sembra che le fantasie siano ancor troppo fervide e accese, e forse più inchinevoli alla poesia che alla politica, a quella politica, intendiamoci bene, che non è dissolvitrice soltanto, ma fondatrice di uno stato durevole e permanente.
Aggiungi che in Italia abbiamo le sette politiche che prendono l’indirizzo dei movimenti. Ora queste aggregazioni politiche o non si conoscono in Inghilterra o non vi hanno una influenza perniciosa. Non giusti giudici son pertanto gl’inglesi delle cose nostre, e non abbiamo difficoltà di affermare che volendoci far del bene, stante la loro indole generosa, sono stati in gran parte i fomentatori delle nostre politiche agitazioni, e lo saranno tuttavia, a meno che la loro stampa, eccitatrice dei nostri bollori, non tacciasi a nostro riguardo, e la tribuna si scordi di noi e ci lasci in pace. Ma queste sono vane speranze...... In merito agl’italiani, è incontestabile ch’essi possiedono doti infinite, e tutte le avrebbero se fra queste potessero annoverarsi il senno pratico e lo spirito di unione.
Proseguendo la narrazione delle cose occorse in Roma nel luglio del 1848, rammenteremo che in seguito della capitolazione di Vicenza, non essendo permesso ai nostri