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La Pallade mise in ridicolo le paure del Mamiani, e qualificò d’esagerazione e caricatura l’allarme del Farini.1 Ciò dice chiaro che la Pallade propendeva per gli eccessivi, anzichè pei moderati.

L’indirizzo del popolo diceva così:

«La patria è in pericolo. Fatti gravissimi e permanenti nelle provincie e nei confini, che feriscono al cuore la nazionalità italiana, altamente lo attestano. Spetta a voi rappresentanti del popolo, dichiararlo solennemente, e prendere nell’istante pronte ed estreme misure, quali presso tutte le nazioni, e in tutti i tempi, nei supremi momenti del comune pericolo, furono sempre per la pubblica salvezza adottate.

» Il popolo, lungi dall’imporre al consesso de’ suoi deputati, protesta che è nella ferma intenzione di appoggiare colla invincibil sua forza tutte le loro energiche determinazioni, pronto a sfidare per ciò qualunque pericolo, a compire fin l’ultimo sacrificio.»2

Veramente è da congratularsi con la rivoluzione romana, che in sì poco tempo fece cotanto progresso, da potere andar del pari non solo, ma soverchiare gli stessi Parigini che come tutti sanno, sono maestri in cosiffatte materie. Il 15 maggio 1848 si cercò d’invadere, è vero, in Parigi la sala dei deputati e di ridurli al silenzio, ma in Parigi il sistema rappresentativo datava dall’anno 1815, mentre i nostri furono insigniti d$l dono di una rappresentanza nazionale il 14 marzo 1848. Dunque i Romani fecero in soli quattro mesi ciò che i Francesi operarono dopo trentatre anni.

Anche il tenore dell’indirizzo ci sembra incomportabile, perchè conferiva alla forza bruta della plebe il predominio sullo stesso corpo legislativo. Commettevansi queste esorbitanze in nome della libertà, da chi era indegno di pronunziarne il nome; e il ministro di polizia conosceva il mo-

  1. Vedi la Pallade del 20 luglio 1848.
  2. Vedi la Pallade del 20 luglio 1848.