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ove volevasi, e così fu diretto al palazzo della Cancelleria, dov’erano i deputati.

Dappresso i documenti che abbiamo, i moti occorsi in Roma in questa occasione si protrassero per tre giorni dal 18 al 20 di luglio, e furon provocati in gran parte dal principe di Canino, sebbene l’avvocato Ciccognani in uno scritto che stampò e divulgò, venne insinuando che lo stesso dottor Pantaleoni, amico intimo del Mamiani, non vi fosse stato estraneo. Da ciò nacque che il Pantaleoni respinse non solo l’accusa, ma la qualificò d’indegna menzogna.1

Comunque si voglia, sentano i nostri lettori in che consisterono questi moti che misero per la terza o quarta volta Roma in iscompiglio più assai di quello che si disse e si fece credere all’estero, perchè lutto ciò che sentiva di disordine o di scandalo si procurava per quanto fosse possibile di occultare o attenuare.

La mattina del 19 trovavansi affissi in Roma dei cartelli così concepiti:

«Questa mattina alle ore undici e mezzo il popolo romano si aduna sulla piazza di san Lorenzo in Lucina allo scopo di presentare alla Camera dei deputati un indirizzo.

»Roma, 19 luglio, 1848.»2

La riunione ebbe luogo non solo, ma venne appoggiata da una frazione delle guardie civiche che ordinatamente difilaron pel Corso, piazza di Venezia, via Papale, e fecero sosta sulla piazza di Pasquino, e quindi recaronsi tutti sulla piazza della Cancelleria. I deputati erano in quel momento dissertando, ed il principe di Canino parlava appunto della petizione del popolo romano, ove dicevasi che la pa-

  1. Vedi la lettera del Canino nel vol. VI, Documenti, n. 86. — Vedi la lettera del Ciccognani nel vol. VI, Documenti, n. 89, I. — Vedi nel Sommario n.i 27 e 30 tanto la lettera del Canino quanto quella del Ciccognani.
  2. Vedi il vol. VI, Documenti, n. 81.