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della rivoluzione di roma | 397 |
che il rappresentante di Carlo Alberto presso la corte di Roma.
Ritornando ora sul disaccordo fra il pontefice e il ministero Mamiani, diremo che i discorsi che abbiam fatto conoscere del Rospigliosi e del conte Ranghiasci Brancaleoni avevano già svelato delle grandi verità sulla situazione del paese, cui si aggiunsero le pubblicazioni del Labaro, e sopratutto la risposta dignitosa e risentita del Santo Padre più sopra riportata. Ma ciò che mise il suggello fu un articolo del Costituzionale che divulgossi a profusione per le vie di Roma il giorno 15 di luglio, e che portava per titolo: Ingannare il popolo è un sacrilegio.[1] Veniva per esso chiarito che il ministero Mamiani non solo non riposava su solide basi, ma accoglieva in se stesso i germi della sua dissoluzione.
Che restava allora a farsi dagli amici del Mamiani? Non altro che metter su una di quelle dimostrazioni di piazza per illudere o atterrire il popolo; e questa si feoe la sera di domenica 16 luglio.
Già fin dalla mattina eransi diramati gli avvisi stampati, coi quali il circolo popolare invitava i Romani a recarsi la sera in sulla piazza di Spagna ove alloggiava il ministro Mamiani, in casa del dottor Pantaleoni:[2] «per dare una testimonianza di adesione e simpatia ai liberali principi che informano l’attuale ministero, recandosi presso il signor conte Mamiani come quegli che lo compone, e che riè la mente ed il centro.»[3]
La riunione ebbe luogo ad un’ora di notte, come dice la Pallade, movendo dalla piazza del Popolo. Era preceduta dagli ascritti ai circoli ed ai casini con numerose faci e bandiere, e giunta al luogo convenuto, presentò per mezzo de’ suoi delegati un indirizzo al conte Mamiani, il quale