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della rivoluzione di roma | 391 |
Noi rammentiamo ciò con vera compiacenza, perchè quel governo, quantunque surto fra lo strepito del cannone e la polvere delle barricate, aveva uomini di cuore e di senno alla testa, e bene lo provò cercando di onorare colla presenza di un ambasciatore colui che, mentre era il sovrano degli stati pontifici, era pure il capo venerato e venerando dei cattolici sparsi per tutto il mondo. Fu questo un savissimo divisamento di chi reggeva in Parigi la somma delle cose, perchè colle testimonianze di ossequio verso la corte di Roma, si veniva amicando il clero francese, clero che per la sua dottrina e per la sua irreprensibile condotta erasi conciliato la stima e l’ossequio di una grandissima parte delle francesi popolazioni. E quando ciò accadeva, lacrimavasi ancora quel degno rappresentante del clero di Francia monsignor Affre arcivescovo di Parigi, morto sulle barricate mentre a nome della religione e dell’umanità compieva i nobili offici del suo ministero, il 26 di giugno.
Parigi lo pianse, lo piansero i cattolici tutti, e il mondo ne ammirò le sublimi virtù, ma in pari tempo deplorò l’aberrazione fatale che spinse tante vittime al sepolcro.
A suffragare pertanto le anime degli estinti in quella deplorabilissima occasione, fra i quali lo stesso monsignor arcivescovo, fu celebrata il 10 di luglio una messa funebre nella chiesa di san Luigi de’ Francesi, alla quale assisterono l’ambasciatore, gli addetti alla Legazione, il direttore e gli alunni dell’accademia di Francia, non che il Cardinal Soglia ed il duca di Rignano.1
Ora tornando a parlare del ministero Mamiani dobbiamo dire che finalmente quel buio misterioso ed impenetrabile che fin da’ primordi appariva sul dissenso fra il pontefice ed il conte Mamiani (ad onta de’ suoi dinieghi), si venne man mano schiarendoci punto, che il dubbio convertivasi in evidenza; ed a ciò contribuirono prima di tutto le insinuazioni del deputato Orioli nelle tornate
- ↑ Vedi la Speranza del 10 luglio 1818. — Vedi il Giornale romano dell’11 detto.