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la rivoluzione, ebbe nel suo scrittore l’abate Ximenes una vittima della tirannia rivoluzionaria.1

Sull’attentato contro la indipendenza dell’Alto Consiglio, coll’aver discorso dell’articolo del Mamiani e riportato la risposta del principe Rospigliosi, abbiam detto abbastanza.

Narrando l’assassinio dell’abate Ximenes e pubblicando ciò che ci asserì il conte Ludolf abbiamo dato un saggio delle violenze contro la libertà della stampa. Circa poi agli altri sfregi e violenze contro la libertà in genere, avremo occasione di parlare in seguito.

Ritornando ai fatti occorsi, giova rammemorare che fin dal giorno 3 di luglio accettavasi la rinuncia del Cardinal Ciacchi legato di Ferrara e venivagli sostituito il conte Francesco Lovatelli pro-legato di Ravenna, surrogandogli in questo officio il conte Francesco Manzoni.2

Venne a conoscersi in quel tempo che il tristamente famoso padre Gavazzi, contro il quale più di una volta l’autorità ecclesiastica aveva alzato la voce per la sua riprove voi condotta e pel suo empio linguaggio, stando in Firenze, permettevasi la sera di arringare il popolo dalle finestre di una locanda, e da colà disseminare errori perniciosissimi per la quiete pubblica; sicchè la sera del 5 nasceva un tafferuglio fra quei che volevano e quei che non volevano che parlasse. Fu d’uopo che la guardia civica intervenisse per far cessare quello scandalo, e imporre silenzio al frate spudorato.3 Non avremmo parlato di costui se non fosse stato uno dei campioni esagerati del movimento romano, e se non avesse figurato la sera del 21 marzo come quello che bandiva dal Colosseo la crociata contro gli Austriaci. Basti su ciò.


  1. Questo fatto accadde nel luglio. Per ora si accenna, ma pii estesamente verrà narrato a suo tempo.
  2. Vedi la Gazzetta di Roma del 3 luglio 1848.
  3. Vedi l’articolo della Patria di Firenze nella Gazzetta di Roma degli 8 luglio 1848.