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384 | storia |
Volle il Consiglio dei deputati introdurre la votazione aperta, e così accadde, che qualcuno dei deputati avendo voluto dar prova d’indipendenza, restò seduto quando gli altri si alzavano, perchè così gli dettava la sua coscienza; ma le grida e i sibili dalle tribune lo costrinsero ad uniformarsi agli altri, a discapito della libertà e indipendenza dei suffragi. A ciò si deve quell’essere sempre apparso nelle votazioni non la maggiorità soltanto ma la unanimità. Ciò spiega pure il non essersi vedute da noi nè le frazioni della sinistra nè quelle della destra o del centro, come vedonsi in tutte le Camere degli stati costituzionali.
Noi avremmo potuto avere la destra costituita da coloro cui era in animo di sostenere il papa e i suoi diritti; il centro dai ministeriali o ligi al potere del giorno; e la sinistra o l’opposizione da coloro che propendevan per la repubblica: e di questi ne avevamo evidentemente un buon numero.
Avemmo in vece un’assemblea di un solo colore, la quale o per sua elezione o per forza o per timore si mostrò sempre docile e condiscendente versò il ministero. Con una simile assemblea il ministero sentivasi assicurato sui suoi seggi; ma ciò, lungi dall’essere la espressione sincera delle volontà individuali, era il frutto dell’inganno, della ipocrisia e della intimidazione che tiranneggiava il Consigliò dei deputati.
Libertà di stampa non si ebbe in Roma; e il papa, il papa stesso non era padrone di fare inserire ciò che voleva nella Gazzetta officiale. Di ciò querelavasi un giorno col conte Ludolf, e questi lo disse a noi, autorizzandoci a farne menzione nelle nostre memorie. Non l’ebbe il partito così detto clericale, al quale mai non fu dato di estollere il capo. Si tollerò il Labaro, e a malincuore si tollerava il Costituzionale quantunque, stante il timore, ayesse pochissimi abbonati; e il Cassandrino perchè volle provare co’ suoi frizzi mordaci di avversare troppo apertamente