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sta una indecenza da non potersi sopportare. Disse inoltre esser ciascuno padrone di disputare perchè tutto è disputabile, ed essere una vera indecenza che una opinione esternata dall’intero Alto Consiglio venisse criticata così senza moderazione da una gazzetta che passava per officiale. Non doversi poi fare tanto clamore perchè tendente a diminuire la fiducia del popolo nei corpi legislativi.

Risoluto quindi che questo incidente venisse posto nel processo verbale, si passò all’ordine del giorno.1

Il discorso dei Rospigliosi produsse tale una impressione, che disser molti essere stato non solo una vittoriosissima difesa delle prerogative dell’Alto Consiglio, ma una lezione acconciamente data al Mamiani. Dopo di ciò i due Consigli proseguirono a votare a piacer loro.

E giacchè la occasione ci chiama a parlare della vita parlamentare in Roma, non possiamo a meno di rilevare alcune specialità, le quali tendono a provare che il primo saggio di vita pubblica che dettero i Romani o chi per essi non fu al certo dei migliori.

La prima e piò essenziale cosa che si richiede nei Consigli legislativi è la libertà ed indipendenza delle opinioni; e nello svolgimento generico di un reggimento costituzionale questa libertà di opinioni emesse sì a voce come in istampa dev’esser sacra ed inviolabile, senza di che Statuto, Camere, votazione e leggi, null’altro sarebbero che finzioni ed inganno.

Ed a questo proposito, dobbiam dirlo con dispiacere, in Roma non esisteva nè una cosa nè l’altra: poichè quanto alla votazione la Camera dei deputati, cui solo attribuì vasi l’indirizzo della cosa pubblica, volle rendersi singolare e darsi l’aria di franchezza e d’indipendenza; e non si avvide che facevasi imporre dalla tirannia delle opinioni popolari, la quale sia che venga dal su in giù, o dal giù in su, è sempre cosa detestabile e funesta.


  1. Vedi il Supplemento al n. 128 della Gazzetta di Roma.