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è quello di capovolgere, così tu vedi taluni che deprimonsi e cadono, ed altri per converso, ch’eran nel fondo, sollevarsi e prendere il posto dei caduti. Esordiremo in questo capitolo col racconto di un episodio storico comprovante queste verità.

Chi avesse detto al conte Mamiani nell’anno 1847, allorquando se gli contrastava il ritorno nei domini pontifici: «prosegui, prosegui pure le tue pratiche. Entro un anno non solo sarai rientrato negli stati della Chiesa, ma tu stesso ti assiderai al posto di colui al quale, supplice, ora ti rivolgi.1 E tu allora, per una strana combinazione, permetterai tu stesso ad un cardinale di santa Chiesa di accettar le rinuncie, ed in te infine risiederà la somma di quel potere che adesso ti ritiene in esiglio;» costui per fermo, sarebbe stato trattato poco meno che da demente.

E pure nel maggio del 1848 verificossi nel Mamiani la concentrazione del potere: ed il primo di luglio permetteva al cardinale Altieri di accettar la rinuncia del deputato Bianchini. Ecco come si esprime su questo proposito la Gazzetta di Roma del primo di luglio:

«Sua eccellenza il ministro dell’interno ha consentito che sua eminenza reverendissima il signor cardinale presidente di Roma e Comarca accetti la rinuncia già data dal signor Antonio Bianchini al nobile officio di Conservatore del municipio romano.»

A questo alto seggio era salito il Mamiani pei suoi meriti sì letterari come scientifici, ma in parte ancora per esservi stato spinto dai suoi ammiratori e partigiani. I pregi dei Mamiani però erano offuscati da quelle illusioni cui quasi tutti gli uomini della sua risma van soggetti, e mancava del senso pratico nel timoneggiar gli affari. I suoi discorsi sentivano dell’idealismo germanico; eravi ne’ suoi concetti un non so che di arcadico; mancavagli in somma qualche cosa che si richiede in un ministro di stato: cosicchè

  1. S’intende il segretario di stato.