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32 storia

Allietavasi il municipio per un avvenimento che riteneva foriero di felicità pel reame di Napoli. Forse in quel punto dimenticando la storia della costituzione dell’anno 1820 e delle sue conseguenze, e simpatizzando tuttavia pel nuovo ordine di cose che in quel regno venivasi svolgendo, gli parve di sentire l’olezzo soave delle rose napoletane. È a credersi pertanto che, dotato il romano municipio di un olfato più squisito di quello degli altri, sentisse da lunge odore di felicità là ove dal tradimento venivansi spargendo i germi di lutti lacrimevoli e di future perturbazioni.

Comunque si voglia, siccome, ad onta dei divieti del Quirinale, una dimostrazione avrebbe avuto luogo inevitabilmente, operò con saviezza il municipio, facendo apparire che concedeva ciò che certo si sarebber preso.

La festa dunque ebbe luogo il 3 mediante una processione numerosissima, prima al Campidoglio e quindi al Foro romano. Nella destra della statua equestre di Marc’Aurelio, ch’è sul piazzale del Campidoglio, si pose una bandiera tricolore. Si cantò dal popolo l’inno siciliano di Sterbini, posto in musica dal maestro Magazzari.1

Detto inno diceva cosi:

Viva viva l’invitta Palermo,
Viva viva Partenope bella,
Viva viva d’Italia la stella
Che a risplendere in cielo tornò.

Anche il Meucci in quella occasione compose un inno 2 ed il Friulano dall’Ongaro uno stornello su Marc’Aurelio colla bandiera tricolore in mano.3 La sera vi fu luminaria in città.


  1. Vedi Documento num. 28 del vol. IV.
  2. Vedi Documento num. 29 del vol. IV.
  3. Vedi la Pallade num. 159 terza pagina.