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role che trascriviamo qui sotto potranno dare un’idea degli umori che fervevano contro il corpo cardinalizio., Eccole:

«Per ora non è ad ammalarsi, se non abbiamo un cardinale alla testa della politica straniera: il mondo non cadrà per questo, ne siamo sicuri. Sta a vedere che la repubblica di Francia, di Svizzera e di Venezia si terranno adontate per non aver da fare con un cardinale!

»Eh don Labaro mio, passò stagione, in cui una parrucca, un codino, una lunga zimarra ec. erano argomento gravissimo di sapienza e di autorità. Oggi valgono i fatti, non le apparenze, le virtù, non,le divise, l’ingegno, e non i titoli. Il mondo non si pasce più d’illusioni e di fantasmagorie: egli cerca la realtà, gli uomini, e non i nomi.

Non vi è più necessità di alture e di eminenze: la politica moderna sta meglio nella piazza che nella corte; perciocchè l’operosità dei popoli è subentrata al mistero della diplomazia, e tuttociò che un giorno si teneva per opera di oracolo, oggi dee riputarsi opera della ragione, della giustizia e della verità.1

Queste parole stampavansi in Roma, e il giornale che le stampava non era di quei che leggonsi nelle adunanze, negli offici e dagli uomini di alto affare, no: era un giornaletto umoristico per il popolo, che moltissimi non solamente leggevano stante la modicità del prezzo, ma che si faceva leggere gratis al popolo romano, per uso del quale affiggevasi in sulle pubbliche vie. Abbiamo creduto di memorare questa circostanza essenzialissima per ispiegare i mezzi di cui servironsi a pervertire anche la bassa popolazione, ed i motivi pei quali non solo si mostrò più tardi indifferente, ma dispregiatrice ed ostile verso l’autorità cardinalizia.

Dobbiamo ora rammentare altro episodio storico. Il Labaro del 19 ci dette per intiero la risposta dell’impera-

  1. Vedi la Pallade del 21 giugno 1848, n. 275