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della rivoluzione di roma | 361 |
durre chi poco ragiona, non sono certamente gli uomini di stato, i principali magistrati della nazione quelli che debbono lasciarsi trascinare: essi destinati fra gli urti degli estremi partiti a governarli col senno.
»Due fatti ci vanno principalmente insinuando il nostro pensiero, mormorati a bassa voce qui in Roma, ma fuori d’essa resi ormai pubblici persin colla stampa; l’essersi cioè compiti degli atti a nome del ministero senza che vi prendessero parte i due membri eeclesiastici che vi appartenevano, come a cagione d’esempio alcuni non sottoscritti dall’eminentissimo Vizzardelli, e l’indirizzo al pontefice in risposta alla lettera all’imperatore non conosciuto dal presidente del Consiglio.[1]
»Il secondo punto si è la divisione effettuata, o piuttosto abburrattata degli affari esteri secolareschi dagli eclesiastici; diciamo abburrattata, giacchè v’è chi afferma che quel ministro dei secolari non abbia sinora nè ministero nè subalterni, e che non si sa bene quanto sia riconosciuto per tale, o dal suo o dagli stranieri sovrani.»
A queste rivelazioni del Labaro seguono alcune considerazioni sulla incompatibilità o sconvenienza di cosiffatta separazione, che per brevità tralasciamo.[2]
Pubblicato questo articolo, trovavami in casa del ministro Marchetti, al quale professavo così sincerissima stima per le sue qualità personali, come obbligazioni per aver scritto a mia richiesta le parole della cantata in onore di Sua Santità, data la sera del 1° gennaio 1847 nella gran sala del Campidoglio. Gli tenni proposito dell’articolo del Labaro, e fui io stesso che dappresso la sua domanda gli porsi il numero quarantuno ov’era l’articolo. Ricordo pur anco che interpellato da me, asserimmi di trovarsi regolarmente al
- ↑ «Possiamo assicurare che nell’indirizzo del ministero presentato a Sua Santità in occasione della sua lettera all’imperatore d’Austria non fu apposta la sottoscrizione dell’eminentissimo Orioli allora presidente del Consiglio, nè gliene fu tampoco comunicato il contenuto.»
- ↑ Vedi il Labaro del 9 giugno 1848.