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della rivoluzione di roma | 359 |
vita nuova costituzionale, in cui la Dio mercè siamo entrati. Principalissimi fra gl’istituti e le leggi nuove e fondamentali, a cui dovrete por mano, saranno la costituzione dei municipi e la responsabilità effettiva e non illusoria dei ministri e de’ pubblici funzionari. L’istruirvi e ragguagliarvi quest’oggi sopra particolari moltissimi di tali proposte e di somiglianti, non credo che riuscirebbe opportuno. Presto l’esigenze del nostro ufficio condurrannoci a farlo con quella chiarezza e puntualità che domanda ciascuna materia.
»Signori! i tempi corrono più che mai procellosi. Nei popoli è una soverchia impazienza di tramutare gli ordini, e perfino i principi e le fondamenta della cosa pubblica. Tutto ciò che i secoli effettuarono e stabilirono con fatica e lentezza, vien minacciato di subita distruzione. Ma dopo avere atterrato, conviene rifabbricare con gran saldezza e con felice magistero; e da questa opera sola potrà giudicar il valore della moderna sapienza civile. Il ministero ha piena fiducia che voi radunati nella città eterna, daccanto all’immobile seggio del cristianesimo, varrete a compiere l’impresa difficilissima dei riedificare e ricostruire; e che voi in queste arti di pace e di civiltà saprete pareggiare la gloria de’ nostri armati fratelli, che là sulle rive del Mincio e dell’Adige rispondono con eroica bravura allo straniero insolente, che lanciava sul nostro capo inerme e innocente l’accusa bugiarda di slealtà, d’ignavia e di codardia.»1
Questo è il discorso che il Mamiani lesse in Consiglio e che venne propalato al pubblico. Il Farini riporta quello che asserisce essere stato letto dal Mamiani al pontefice, e che da questo venne postillato e corretto; egli indica le correzioni papali che si riducono a piccolissima cosa. Circa poi alle correzioni non possiamo negare, ma neppure garan-
- ↑ Vedi la Gazzetta di Roma del 9 giugno 1848. — Vedi i Documenti del vol. VI, n. 18 e 20.