Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. II).djvu/363


della rivoluzione di roma 357

«Nelle relazioni politiche colle altre provincie italiane, noi, compresi sempre dal debito massimo di secondare e caldeggiare al possibile la causa nazionale, abbiamo subito manifestato un gran desiderio di entrare con esse tutte in istretta e leale amicizia, rimossa ogni gelosia funesta ed ignobile dell’altrui ingrandimento, e pensando sempre ed in ogni cosa a ciò solo che l’indipendenza sia conquistata, e la concordia interiore sia mantenuta. E intorno a questa ultima noi vi dichiariamo, o signori, che appena prese le redini dello stato, subito abbiamo procacciato di rannodare le pratiche più volte interrotte circa una lega politica tra i vari stati italiani; ed altresì possiamo annunziarvi che in noi è molta e ben fondata speranza di cogliere presto il frutto delle nostre istanze e premure, dalle quali vi promettiamo di non desistere insino all’adempimento del bello ed alto proposito.

»Quanto a ciò che risguarda le relazioni coi popoli oltramontani, esse, come nelle mani del Sommo Gerarca sono di necessità estessissime, abbracciando tutti i negozi dell’orbe cattolico, nelle nostre mani invece essendo quelle cominciate soltanto da poctyi giorni, non possono non riuscire scarse e ristrette. Della qual cosa noi ricaviamo per al presente piuttosto consolazione che altro: conciossiachè quello, di cui insieme con tutti i buoni Italiani nutriamo maggior desiderio, si è di essere lasciati stare, e che noi possiamo da noi medesimi provvedere alle nostre sorti. La massima forse delle sventure, che cader potesse a questi giorni sulla nostra nazione, saría la troppo fervorosa ed attiva amicizia d’alupn gran potentato.

»In risguardo poi dell’Austria e della nazione germanica, noi ripetiamo assai volentieri in vostra presenza quello che altrove affermammo; cioè a dire, che da noi non si porta odio, ed anzi si porta stima ed amore alla virtuosa e dottissima nazione alemanna; e che agli Austriaci stessi siamo pronti ed apparecchiati a profferire la nostra amicizia in quel giorno e in quell’ora, che l’ul-