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nostra chiedevano, come agevolmente voi dedurrete dai termini della convenzione tostochè ne piglierete notizia.

»Del rimanente appena noi possiamo dire di aver seguito d’accosto l’ardore impaziente delle nostre città. V’ha nella storia de’ popoli alcuni momenti supremi, in cui lo spirito di nazione così profondamente gl’investe e commove, che ogni forza resistente ed avversa, non pure diviene fragile, ma sembra convertirsi in eccitazione e fomento dell’azione contraria. In quel tempo solenne scalda ed invade tutti i cuori un solo pensiero, un sol sentimento, una sola incrollabile deliberazione; e tal subita e gagliarda unanimità feconda di tanti prodigi, parendo maravigliosa a quelli medesimi che ne partecipano, fa loro esclamare con sacro entusiasmo quel motto pieno di tanta efficacia e significazione: Dio lo vuole.

»Testimonio essendo il pontefice d’un sì gran caso, e d’altra parte abborrendo egli, pel suo ministero santissimo, dalle guerre e dal sangue, ha pensato con un affetto apostolico insieme e italiano d’interporsi fra i combattenti, e di dare intendere ai nemici della nostra comune patria, quanto crudele e inutile impresa riesca ormai quella di contendere agl’Italiani le naturali loro frontiere, e il potersi alla perfine comporre in una sola e concorde famiglia.

»Il ministero di Sua Santità, appena fu consapevole di cotale atto memorando di autorità pontificia, sentì il debito pieno di ringraziamela con effusione sincera di cuore; e segnatamente per avere statuito, a condizione prima e fondamentale di concordia e di pace fra i contendenti, che fossero alla nazione italiana restituiti per sempre i suoi naturali confini: e perchè sperava che quella implicita dichiarazione della giustizia della causa italiana spandesse novelle benedizioni sulle armi generose, che i popoli nostri impegnarono, e al re Carlo Alberto crescesse animo di proseguire senza tregua nessuna la sua vittoria.