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tra prova della realtà della mia assertiva. In questi fatti si è pur meschiata la guardia civica benchè in piccola parte, mossa da idee sovversive di ogni ordine sociale.

»Ma la guardia civica di Roma cui voi appartenete con in fronte scolpite queste parole di religione, ordine, obbedienza, sarà vie più quind’innanzi, ne sono sicuro, il sostegno di questa città, e l’esempio eziandio all’Italia ed al mondo per l’esercizio de’suoi onorati doveri e per la tutela della pubblica tranquillità.

»La benedizione del Signore che con effusione di cuore comparto a voi ed alle vostre famiglie ed a tutto il corpo, vi confermi, nei vostri propositi e vi faccia felici.»1

Queste furono le parole indirizzate dal pontefice alla guardia civica, e se non contengono un deciso rimprovero, non possono al certo qualificarsi per un elogio.

Procedendo ora nel racconto delle cose occorse rammenteremo che mentre il Santo Padre spediva monsignor Morichini all’imperatore d’Austria, tornava in Roma il dottor Carlo Luigi Farini dal campo di Carlo Alberto. La missione del primo era per un tentativo di pace, invitando gli Austriaci a ritirarsi bonariamente, quella del secondo ebbe per iscopo i concerti guerreschi ad incolumità dei militi pontifici, ove fosse stato di necessità ai nostri di battersi. Nell’uno e nell’altro caso, nell’una e nell’altra missione, l’anima grande Pio IX rifulse splendidamente.

Ora ci è forza narrare un fatto il quale, quantunque non accaduto in Roma, è di tale importanza da non poter essere pretermesso. È questo il ritorno delle truppe napolitane, del quale si ebbero le notizie in Roma in sul finire di maggio.

Egli è a sapersi che partirono per la Lombardia nel mese di maggio circa duecento volontari napolitani, colla principessa di Belgioioso. Il giornale il Tempo ci dice che eran già arrivati a Milano, mentre annunziava la partenza

  1. Vedi il V vol. Documenti n. 142. — Vedi un semplice cenno del discorso del Santo Padre nell’Epoca del 20.