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in quella contrada tutto a ruba e a sangue. Occorsero casi tali per parte della truppa sfrenata che destarono e destan tuttora ribrezzo nelle anime oneste. Noi ci associamo di buon grado a disapprovarli e vituperarli acerbamente, ma non possiamo non farne ricadere in parte l’onta e il biasimo su chi provocolli in certo modo colle sue esorbitanze. Si disse difatti in quel tempo dagli uomini di idee temperate essere stata incomportabile e intempestiva la pretensione di spogliare il re della prerogativa reale di creare a volontà sua la Camera dei pari, mentre nella Francia, in Inghilterra, in Prussia, nella Spagna, in Baviera, nel Belgio, ovunque insomma sianvi governi retti a costituzione, questa prerogativa è inerente essenzialmente alla regia autorità. Che anzi in Inghilterra, ove la paria è ereditaria, porge essa un più stabile e solido appoggio all’autorità regia, ed è il più valido antemurale contro le invasioni della democrazia.

Lo scegliere poi quel momento si trovò esser cosa esorbitante, sleale e contraria al proprio interesse: in quanto che il re, il quale avea condisceso d’inviare in Lombardia un quattordici o quindici mila combattenti, ove fosse stato privato d’un appoggio anche nella Camera dei pari, sarebbesi trovato assolutamente alla mercè del popolo, e quasi esautorato d’ogni potere.

Si ritenne pertanto che quel movimento fosse d’indole prettamente repubblicana, o per lo meno ostile al re; e fu quindi severamente giudicato dalle persone imparziali, perchè, chiarita una volta l’ostilità verso il re, se gli porse causa o pretesto di richiamar le truppe dalla Lombardia, e così diminuire d’un valido appoggio e compromettere la causa italiana.

Noi non pretendiamo d’avere con questi brevissimi cenni raccontato le cose di Napoli del 15 maggio come si converrebbe. Ma esse son già registrate dalla storia, e quindi abbiamo inteso piuttosto come cronisti di darne l’indicazione per quella parte soltanto d’influenza che potevano