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della rivoluzione di roma | 307 |
Fu notevole il detto giorno per indegnità commesse e per sventure sofferte non già in Roma, ma là ove per la italiana indipendenza combattevasi: perchè a Monselice, per il semplice sospetto che l’ex direttore di polizia del duca di Modena e due altri individui fossero spie, vennero barbaramente uccisi. Questa fu la indegnità. La sventura (che tale si disse, e come tale contristò molto i Romani) fu il combattimento di Cornuda, ove le milizie pontificie ebber la peggio, ed i militi si diedero vergognosamente alla fuga, coll’intero sbandamento del corpo.1
Questo avvenimento disastroso dette luogo a mille dicerie. Il professor Orioli appena conosciutosi il fatto volle in qualche modo scusare i fuggiaschi, pubblicando una lettera. Un tale Caterbi rispose allo scritto e sferzò l’Orioli. Vi furono in somma degli scritti pro e contra su questó dispiacente argomento. Nuova prova del poco spirito di unione che anima gl’italiani. 2
Il detto giorno 7 di maggio scoppiò una insurrezione a Madrid. Il generale Fulgosio vi perdette la vita. Il capitano generale, e alcuni officiali superiori furono feriti. Si dovette al Narvaez la compressione di quel moto.3
Moriva il giorno 8 il Consultore avvocato Francesco Benedetti di Corneto, giovine di merito e in Roma amatissimo; ed il giorno 9 con pompa si fece il trasporto funebre della sua salma, cui associaronsi il circolo romano, il corpo dei Consultori e gli amici.4
Il giorno 10 fu promulgata l’ordinanza ministeriale sul Consiglio di stato. 5
- ↑ Vedi la Gazzetta di Roma del 12 maggio, pag. 336. — Vedi Farini, vol. II, pag. 130.
- ↑ Vedi il V vol. dei Dooumenti, n. 166 — Vedi il VI vol. dei Documenti, n. 40 e 41.
- ↑ Vedi l’Epoca del 22 maggio 1848 alla pag. 228.
- ↑ Vedi l’Epoca del 10 detto.
- ↑ Vedila nel I vol. Motu-propri ec., al n. 51. — Vedi il V vol. Documenti, n. 115.