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della rivoluzione di roma | 297 |
riceverla e benedirla! Ulteriori commenti ci asteniamo di farli: la nostra reticenza dirà abbastanza, ed i nostri lettori sapran giudicare se a discapito della morale pubblica potesse dal partito predominante farsi più di quello che facevasi, coprendolo sotto le apparenze di legalità!
Poichè ora avremo spesso occasione di parlare del Mamiani, crediamo pregio dell’opera, prima di procedere oltre di dare alcuni schiarimenti sul medesimo, i quali potranno riuscire utili in quanto che avendo recitato una parte importantissima nelle vicende dell’anno 1848, può ritenersi che rappresentasse in primo grado il partito costituzionale in Roma.
Il conte Terenzio Mamiani della Rovere nacque in Pesaro; egli coltivò con passione le lettere, e fin dai più teneri anni si diè a conoscere come amico della libertà, e passionato per la nazionale indipendenza.
Ne’ moti del 1831 prese una parte primaria; e quindi reintegrato il governo pontificio, fu costretto ad esulare. Egli scelse la Francia per sua dimora ove rimase di preferenza, coltivandovi i suoi studi prediletti.
Sembra che mantenesse corrispondenze co’ suoi amici in Italia affine di avvisare ai mezzi per la sua futura rigenerazione; si hanno di ciò moltiplici prove nelle Memorie del Montanelli.
Difatti allorquando si voleva solennizzare in Italia il centenario pel discacciamento degli Austriaci da Genova, il Mamiani da Parigi suggeriva di ardere fuochi sugli Appennini, come abbiam narrato quando trattammo degli avvenimenti del dicembre 1846.1
Essendo uno dei 33 eccettuati dall’amnistia del 1831, non potè giammai fare in Italia ritorno, e non vi voleva che l’amnistia del regnante pontefice Pio IX per aprirgliene il varco. Esso non fece la dichiarazione ch’esigevasi dagli amnistiati. Scrisse bensì al cardinale Gizzi nel marzo del 1847,