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282 | storia |
proprio di un essere mortale, a costo d’incontrare ’mille disgusti e amarezze, scelse piuttosto di pubblicare l’allocuzione per dire al mondo: «No, non è vero che io sono alla testa del movimento italiano, come si è voluto far credere; non cerco e non voglio ingrandimento di territorio; abborrisco dalla guerra e dal sangue; e per me, Italiani o Austriaci, Francesi o Spagnoli, son tutti figli egualmente, e tutti devo amare come padre amoroso.»
No non volle il pontefice postergar la giustizia e il diritto alle grandezze di terrena dominazione, o meglio al primato d’Italia che forse sarebbesi procacciato; respinse una occasione, che sì propizia non tornerà giammai; e con ciò venne a provare al mondo intero quanto si rispettino da Roma i trattati esistenti ed i diritti acquisiti, e quanto ingiuste e calunniose fosser le insinuazioni che nello scorso secolo sopra tutto si fecero correre contro l’ambizione dei papi, e che allora allucinarono e intimorirono presso che tutte le corti di Europa, quasi che il papato ove non fosse infrenato a tempo, aspirasse niente meno che alla dominazione universale.
Ripetiamo che occasione più favorevole di quella del 1848 non tornerà giammai, e il papato non l’afferrò perchè il pontificio governo non è informato da principi di ambizione e di dominazione terrena, ma da quelli di mansuetudine, di ordine, di giustizia e di rispetto pei diritti dagli altri acquisiti.
Avendo detto della lettera all’imperatore d’Austria quanto occorre per ora, torniamo ad altre cose avvenute il 3 di maggio.
Diremo quindi che il pubblico fu avvisato come nella sera alle ore 8 ½ vi sarebbe stata riunione in casa del principe Doria delle persone designate a far parte del nuovo ministero, alle quali il conte Mamiani avrebbe letto il suo programma politico, sulle basi del quale era già d’accordo con Sua Santità.1
- ↑ Vedi il n. 93 del V vol. Documenti.