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proprio di un essere mortale, a costo d’incontrare ’mille disgusti e amarezze, scelse piuttosto di pubblicare l’allocuzione per dire al mondo: «No, non è vero che io sono alla testa del movimento italiano, come si è voluto far credere; non cerco e non voglio ingrandimento di territorio; abborrisco dalla guerra e dal sangue; e per me, Italiani o Austriaci, Francesi o Spagnoli, son tutti figli egualmente, e tutti devo amare come padre amoroso

No non volle il pontefice postergar la giustizia e il diritto alle grandezze di terrena dominazione, o meglio al primato d’Italia che forse sarebbesi procacciato; respinse una occasione, che sì propizia non tornerà giammai; e con ciò venne a provare al mondo intero quanto si rispettino da Roma i trattati esistenti ed i diritti acquisiti, e quanto ingiuste e calunniose fosser le insinuazioni che nello scorso secolo sopra tutto si fecero correre contro l’ambizione dei papi, e che allora allucinarono e intimorirono presso che tutte le corti di Europa, quasi che il papato ove non fosse infrenato a tempo, aspirasse niente meno che alla dominazione universale.

Ripetiamo che occasione più favorevole di quella del 1848 non tornerà giammai, e il papato non l’afferrò perchè il pontificio governo non è informato da principi di ambizione e di dominazione terrena, ma da quelli di mansuetudine, di ordine, di giustizia e di rispetto pei diritti dagli altri acquisiti.

Avendo detto della lettera all’imperatore d’Austria quanto occorre per ora, torniamo ad altre cose avvenute il 3 di maggio.

Diremo quindi che il pubblico fu avvisato come nella sera alle ore 8 ½ vi sarebbe stata riunione in casa del principe Doria delle persone designate a far parte del nuovo ministero, alle quali il conte Mamiani avrebbe letto il suo programma politico, sulle basi del quale era già d’accordo con Sua Santità.1


  1. Vedi il n. 93 del V vol. Documenti.