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della rivoluzione di roma | 281 |
tanto accrebbe di fidanza nell’oste nemica, quanto ne scemò nelle italiche falangi.
Ma ove le antiche illusioni avesser retto, resterà per 10 meno sempre problematico se il valore e la disciplina delle armate austriache state fossero equipollenti a bilanciare gli effetti di tali illusioni o speranze degl’italiani credenti o fingenti di credere nell’appoggio del papa.
Son queste pertanto le considerazioni che giustificano 11 Santo Padre dell’essersi indotto a scrivere quella famosa lettera, la quale recata all’imperatore molto più tardi di quel che volevasi, incontrò difficoltà per essere ricevuta dal medesimo, stantechè alcuni giornali prima che fosse presentata, ne avevan già fatto la pubblicazione. Si dovette agli sforzi di monsignor Viale-Prelà nunzio apostolico in Vienna, se l’imperatore volle finalmente a riceverla. Ma di ciò tratteremo più ampiamente nel capitolo seguente.
Il pontefice poi, il quale coll’atto del 29 aprile adempiva il dover suo di dichiarare al cospetto del mondo tutto il suo abborrimento della guerra, intese di provvedere con la lettera di sopra memorata alla salvezza de’ suoi figli che, quantunque contro il suo volere, eran corsi sul campo, e sedare per sempre la concitazione degli animi rimovendone la causa, cioè gli Austriaci dal suolo italiano.
Qualche espediente per fermo rendevasi necessario, perchè Roma era in sommossa non solo, ma in perfetto stato di anarchia, come di sopra abbiam raccontato. Si ritorni col pensiero a quei tristi momenti, e si converrà che il proposto temperamento sembrar dovesse il migliore Mentre però sosteniamo che tale fu ed è la forza del papato, che se in allora il Santo Padre si fosse posto realmente, come da molti volevasi, a capo del movimento per allontanar gli Austriaci dall’Italia, vi sarebbe riuscito; non possiamo non estollere a cielo la sua condotta in quei terribili momenti perchè esso, a costo di perdere la popolarità di cui godeva e che tanto lusingar doveva l’amor