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della rivoluzione di roma | 279 |
seconda linea ed ai primi si univano. Abbiamo aggiuntò questa avvertenza per meglio chiarire il naturale andamento delle cose in allora.
Nè valga il dire che un semplice invito del papa in quei frangenti fosse inopportuno e inefficace. Certo che in oggi ritornato l’impero austriaco in tutta la sua possanza, una lettera simile a quella diretta all’imperatore avrebbe potuto eccitar le risa; ma in quel tempo anche l’Austria vacillava, perchè anche là era il tarlo cui forse le leggi giuseppine avean dato origine ed alimento, e con tutte le sue armate, i suoi rigori e la sua solerte polizia non seppe andare immune dalla procella che tutto sconvolse e la pose in tal pericolo, che mesi dopo, per ischermirsi dai colpi gagliardi degli Ungheresi, le fu d’uopo avere ricorso alle armate dell’autocrate russo. Questi son fatti e fatti significantissimi, perchè provano fino all’ultima evidenza che senza il soccorso altrui che lo sorreggesse, l’impero austriaco era in tale decadimento da non potersi rialzare colle proprie forze soltanto.1
Che se avesse durato il prestigio del viva Pio IX e fosse stato sincero quel che era falsità e tradimento, e se i rivoluzionari non l’avessero per le loro esorbitanze rotta col papato, non sarebbe stato improbabile che ciò che in oggi sembra ridicolo all’Austria ed a’ suoi aderenti, un giorno non fosse riuscito per essi lacrimevole e fatale: imperocchè dovrassi pur convenirne che nella sua debolezza fisica la forza e il prestigio morale di Roma sono tuttavia onnipossenti.
E quantunque anche prima del 1846 molto fuoco ardesse sotto la cenere, tuttavia il movimento romano, il quale sebbene capitanato da individui a Roma estranei, ebbe da Roma il suo incominciamento, fu quello che diè impulso e vita al movimento italiano, e questo a quelli di Francia e di tutta l’Europa. Ed in proposito di quel