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278 | storia |
La sua esistenza pertanto è certa; ma siccome eccitò in seguito molti clamori ed osservazioni a carico del Santo Padre che la scrisse tutta di proprio pugno, vogliamo dire alcun che in sua difesa.
Egli è incontestabile che la parte più intelligente e vivace de’ popoli italiani non amasse gli Austriaci e li volesse fuori dall’Italia; è incontestabile del pari che il pontefice non amasse la guerra e desiderasse anzi la tranquillità di Italia: ed appunto per ciò, penetrato e convinto che la presenza degli Austriaci fosse causa o pretesto di perturbazioni e di guerre, credette di adottare un espediente che senza metterlo in contradizione colla sua missione tutta pacifica e conciliatrice, gli facesse raggiunger lo scopo.
La lettera summenzionata poi o l’eccitamento a scriverla venne piuttosto dal detto indirizzo del municipio romano; cosicchè può dirsi che la prima ressa venne esercitata dal laicato civile.
Ma il mettersi in opposizione col municipio che in quei giorni rappresentava lo spirito del movimento suscitatosi in Roma ed ove figuravano tanti nomi rispettabilissimi, sarebbe stata cosa imprudente e pericolosa: imperocchè quegli agitatori stessi che, come abbiamo raccontato, avevano spinto Roma sull’orlo del precipizio, e cui a gran fatica era riuscito di calmare per mezzo della famosa allocuzione, dicevan pubblicamente: «Che voi, Padre Santo, non vogliate pronunziare la parola di guerra sta bene: ma ciò non esclude che voi possiate pronunciare quella di pace mediante una esortazione agli Austriaci di ritirarsi dal suolo d’Italia. La vostra voce oggi è onnipotente, e sol che voi vogliate farla sentire, l’Italia sarà salva.»
Queste voci è vero eran per la massima parte non romane, ma eran voci potentissime perchè allucinavano e trascinavano gran parte dei Romani a ripeterle e rafforzarle colla loro adesione. I Mamiani, i Farini, i d’Azeglio, gli Sterbini, i Fiorentino, i Galletti erano i primi a pronunziarle e questi non eran romani; ma i Romani venivano in