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del tanto esaltato Pio IX; di lui insomma nè come pontefice nè come sovrano facevasi menzione veruna quasi non esistesse affatto.

Ad onta però degli atti del ministero, delle deliberazioni dei circoli, degli eccitamenti della stampa pubblica, e della diffusione del Programma del comitato di guerra, mancava la cosa essenziale, ed era la risposta e l’adesione del papa.

Questo fu lo scoglio a cui ruppero la rivoluzione e le aspirazioni di tutti coloro che senza essere rivoluzionari, volevan la guerra contro l’Austria. Imperocchè mentre ansiosamente attendevasi la tanto implorata decisione sovrana in senso bellicoso ed alla rivoluzione favorevole, venne fuori tale atto, che sdegno in alcuni, sorpresa e stupore in tutti i cittadini produsse.

Comprende ognuno che intendiamo parlare della famosa allocuzione del 29 aprile detta nel modo seguente al cospetto del sacro collegio:


«Venerabili fratelli,

» Più volte alla presenza vostra, o venerabili fratelli, detestammo l’audacia di alcuni, i quali avevano osato di fare a noi e pur anco a questa Sede Apostolica il grave torto immaginando esserci noi dipartiti dalle santissime norme dei predecessori nostri, e perfino (cosa orribile a dirsi!) dalla stessa dottrina della Chiesa in più di una parte.1 Ma neppure oggi mancano di coloro, il cui linguaggio verso di noi è tale, da farci comparire autori primari dei pubblici sconvolgimenti, che in questi recentissimi tempi suscitaronsi non solo in vari punti di Europa, ma ben anche in Italia. Ci è noto infatti che in più paesi della Germania, e specialmente Austriaci, divulgavasi avere il Romano Pontefice per mezzo di

  1. Nelle allocuzioni concistoriali del 4 ottobre e 17 decembre 1847.