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A dare un’idea adeguata, per quanto è possibile, della irregolarità di que’ tempi giova designare il fatto, che i detti deputati napoletani, sdebitatisi in prima delle visite di etichetta e di convenienza col cardinale Antonelli, indirizzaronsi subito al circolo romano e coh esso trattarono sui preliminari della formazione della Dieta: ma siccome al circolo non appariva chiaro se i deputati tenessero il mandato dal re, o dal popolo napolitano (come avrebber preferito i membri che di quel circolo avevano la direzione), così i deputati vennero accolti cortesemente sì, ma con qualche riservo è tenendosi in sulle generali; per lo che nulla coi medesimi si concluse. H comitato del circolo però propose anzi tutto che attendendo che tutti gli stati convenissero in una idea, e i popoli fossero pienamente e legalmente rappresentati, potevano intanto i deputati forniti o no di regolare missione, unirsi al comitato ed avvisare in seguito a ciò che dovesse farsi.1 Passiamo ad altro.

Raccontammo nel capitolo precedente alcune particolarità della crisi finanziaria che perturbò Roma in genere e la banca romana in ispecie. Debolmente ritraemmo gli inconvenienti occorsi, i quali assai più grandi furono di quello che comunemente si seppe. Raccontammo pure come la crisi della banca venisse a calmarsi col corso coattivo imposto ai suoi biglietti.

Ora diremo che mentre la detta misura veniva censurata da alcuni, trovava degli apologisti nei giornali della rivoluzione, fra i quali si segnalò il Contemporaneo con un articolo così concepito:2

«Del resto i ministri in questa circostanza si sono comportati saviamente; ma il rimedio alla crisi non sarà valido senza l’emissione sollecita dei boni del tesoro rimborsabili alla pari in ispecie metalliche mobilizzando e vendendo una parte dei beni delle corporazioni religiose.


  1. Vedi l’Epoca del 20 aprile 1818, pag. 115.
  2. Vedi il Contemporaneo del 13 aprile 1848.