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zione senza il papa, gli altri col papa senza la rivoluzione.

E questa caldezza degli animi pel papa e per l’indipendenza era fondata non tanto sugli avvenimenti certi, quanto sugli esagerati e sui falsi che in gran copia si divulgavano in quel tempo, il rappresentare i quali sentirebbe più del comico che dello storico.

Comechè in Roma allora non si combattesse, pure era grandissimo l’interesse che prendeva la città per conoscer l’esito di questa guerra; poiché oltre all’essere ancor essa dominata dallo spirito di nazionalità e d’indipendenza, divenuto allora comune a tutti i popoli italiani, aveva spedito altresì non pochi suoi figli sul campo a pugnare per l’indipendenza. E poi come non doveva essere sommo l’interesse, mentre da Roma si eran prese le mosse?

Aggiungi che quantunque l’impresa di discacciare gli Austriaci si dovesse affidare alle armi di Carlo Alberto, pure il prestigio del nome di Pio IX vi si vedeva sempre consociato e connesso; cosicché pareva che Pio IX fosse l’anima, Carlo Alberto il corpo, o meglio il pontefice la forza morale, i Piemontesi la forza fisica.

Difatti il governo provvisorio di Milano confessava che al nome di Pio IX era insorta la Lombardia; in nome di Pio IX il generai Durando emetteva il suo ordine del giorno il 5 di aprile; Carlo Alberto invocando Pio IX si accingeva alla occupazione dellè terre lombarde: quasi che la rivoluzione sentisse che senza il sostegno di Pio IX non si sarebbe potuto innalzare quell’edificio del quale già aveva gittato le prime fondamenta.

Talmente significative poi sono le espressioni del proclama di Carlo Alberto datato da Lodi il 31 di marzo, che crediamo doverne riportare il brano seguente:

«In quest’ora solenne vi muovano sopra tutto la carità della patria e l’abbonimento delle antiche divisioni, delle antiche discordie, le quali apersero le porte d’Italia