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poche riunioni avesser luogo, e che quindi il circolo ecclesiastico se ne andasse a poco a poco svaporando.1

I fatti di Milano del 3 di cui demmo un semplice cenno, eccitarono tale un sentimento di tristezza e di sdegno in presso che tutti i Romani, da non potersi descrivere. Va di per se che questi sentimenti venissero provocati e rinvigoriti dalla stampa da un lato, dal linguaggio dei circoli dall’altro.

A manifestare quindi i sentimenti di simpatia pei Milanesi, e quelli di avversione per gli Austriaci, si divisò di celebrare un funerale nella chiesa di san Carlo al Corso ch’è la chiesa nazionale dei Lombardi. Si era in tempi in cui tutto doveva farsi per dimostrazioni, e quindi anche le cerimonie ecclesiastiche servir dovevano a questo scopo. Ciò ebbe luogo il giorno 12. Non vi erano epigrafi allusive ai fatti occorsi. Ad onta del pessimo tempo il concorso fu grande. I promotori di questo funerale per verità non furon Romani, ma alcuni Lombardi che a Roma in quel tempo trovavansi. Riportiamo le parole del Contemporaneo per conoscere le persone che vi furon presenti.

«Molte signore pur vestite a lutto intervennero, e tra quelle di Milano in distinto posto collocate si notava la italiana e riverita principessa di Belgioioso, la marchesa D’Adda, la contessa Visconti, la contessa Pasolini, la marchesa Spinola, la vedova di Federico Confalonieri, e la marchesa Pallavicino di Genova. E tra i Milanesi i signori G. Litta, e G. T. D’Adda promotori, il conte Passalacqua, il marchese commendatore Guerrieri Gonzaga, A. Isimbardi, G. Poldi, il veneziano poeta dall’Ongaro, e quanti altri Lombardo-veneti hanno in Roma dimoranza. Vi assistevano numerosamente rappresentati tutti i casini di Roma, il circolo romano, gli artisti principalmente i Lombardo-veneti, i giovani dell’università con velo nero anch’essi e ramo di cipresso, alcuni consul-

  1. Vedi il Contemporaneo del 13 gennaio 1848, pagine 22.