Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
226 | storia |
«Animo! La Sicilia è con noi, Metternioh piuttosto che venire avanti tornerà indietro. Carlo Alberto difende le porte d’Italia, e la repubblica gloriosamente trionfante di’là dall’Alpi dimanda gentilmente il permesso di soccorrerci quando non credessimo di bastare a noi stessi.»1
Nella sera del 10 marza che fu un giorno di massimo allarme, si volle tenere in casa del principe Torlonia un congresso di tutti i negozianti che costituivano la camera ed il tribunale di commercio, per porre mente ai mezzi conducenti allo scopo di rianimare la fiducia, e prevenire una rovina imminente nelle transazioni sociali. Si dissero in detta riunione molte cose, si proposero vari temperamenti e perfino quello di dovere sborsare ognuno mille scudi per aiutar la banca. Tutte cose facilissime a dirsi, difficilissime a realizzarsi: ma la conclusione fu pressochè nulla, e tutto si risolvette nel pubblicare un foglietto in istampa che diceva press’a poco così:
«I sottoscritti pieni di fiducia nella banca e desiderosi di sostenerla, dichiarano esser pronti per ora a ricevere in pagamento i suoi biglietti.
- » Roma 10 marzo 1848.»
La dichiarazione sovraccennata venne sottoscritta da cinquantanove individui fra i quali il principe Torlonia, Carlo Kolb, Daniele Beretta e compagni, Macbean e compagni, Plowden, Cholmeley e compagni, Righetti e compagni, duca Massimo, fratelli Cortesi etc.2
Altro foglio fu pure pubblicato lo stesso giorno che diceva come appresso:
Banca Romana.
«Un timor panico, irragionevole, e nocivo al commerciò si è propagato per la città dopo gli ultimi avvenimenti di Francia. Sembra che il nemico stia alle porte,