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della rivoluzione di roma | 17 |
Questa mossa però non fu isolata, non fu per capriccio del circolo, ma fu collegata con quello che ordivasi negli stati limitrofi allo stato pontificio. Sapevasi già per segrete corrispondenze che Napoli era prossima a levarsi a romore, e che in Lombardia si anelava di venire alle mani. Cosi sarebbesi voluto compromettere il papa impegnandolo suo malgrado in preparamenti guerreschi.
Sembra che il Farini dimenticasse questo atto del circolo romano, altrimenti non avrebbe profuso, siccome lece, tanti elogi alla moderanza ed alla innocuità dei suoi atti.1
Accadde il giorno 11 la morte del cardinal Massimo, ministro dei lavori pubblici. Apparteneva egli ad una delle più antiche ed illustri famiglie romane, e delle più notevoli per attaccamento alla Santa Sede. Ma il cardinale sentendo troppo aristocraticamente, e poco o nulla ritenendosi amico delle riforme, non produsse compianto la sua perdita e se ne parlò appena per un momento come di cosa accaduta e nulla più.
Altra prova si ebbe in quei giorni che le teste erano riscaldate a segno da far cose che in tutt’altro tempo sarebbersi reputate ridicole, o per lo meno censurabili; imperocchè si videro pure alcuni ecclesiastici spettabili per dottrina e per intemerata condotta, partecipare alla malattia del giorno, che era la passione pei circoli.
Secondo la nostra opinione, coi circoli si corrompe la società, e secondo il pensare di que’ tempi, coi circoli tutto si acconciava. In prova di che la sera dell’11 gennaio in casa del canonico Tommaso Mazzani esimio professore di matematiche, si tenne da alcuni ecclesiastici che furon poi i fondatori del giornale il Labaro, la prima riunione del circolo degli ecclesiastici, e vi si lessero perfino gli statuti. Abbiamo però ragione di credere che
- ↑ Vedansi le nostre osservazioni sul circolo romano nel capitolo XVI del vol. I.