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della rivoluzione di roma | 215 |
La 1.ª un movimento socialistico in Roma.
La 2.ª la crisi contro la banca romana.
Dopo che Roma era piombata in un mare di guai ed in un pelago senza fondo di disordini e confusioni, non altro mancavale che un saggio di socialismo; ed ancor questo le fu prodigato dalla rivoluzione.
Forse l’avvenimento di cui ora parleremo colpirà grandemente i nostri lettori sia per il vero significato che siamo a portata di dargli, poco conforme al certo colle idee che se ne formarono allorchè ebbe luogo, sia perchè ne conserveranno appena una languida o confusa memoria. E se diciamo confusa, ciò è per la ragione che si fece di tutto per alterar la verità dei fatti.
Egli è a sapersi in primo luogo che uno dei caratteri essenziali della rivoluzione francese del febbraio era il socialismo, secondo il quale una delle vagheggiate teorie era quella della organizzazione del lavoro, ossia del diritto al lavoro per parte degli operai e degli artieri proletari, a carico dei proprietari e dei ricchi.
Queste idee dissolventi della umana società e funeste nella loro applicazione più ai poveri stessi che si vorrebber proteggere, che ai ricchi che si vorrebbero colpire, erano sconosciute alla generalità, ma non tanto però da non aver già penetrato nelle masse ignoranti, e da non avervi fatto dei rari proseliti. Potremmo ancora citare un opuscolo dell’autore del quale vogliam tacere il nome per la vergogna, ma che ben può leggersi nella nostra raccolta, ove dicesi chiaramente che sulla metà di aprile 1848 l’autore ne diffuse per Roma un cinquecento copie. La lettura pertanto di quest’opuscolo perniciosissimo non può non aver fatto dei guasti nella nostra popolazione, non tanto forse corrotta, quanto ignorante di cose politiche.1
I tempi che correvano, lo sbalordimento degli animi, le idee bellicose sostituite alle regolari e pacifiche, non che le incertezze dell’avvenire, costituivano un periodo eccezio-
- ↑ Vedi l’opuscolo di cui sopra nel vol. 8 Miscellanee n. 16.