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della rivoluzione di roma | 193 |
difficoltà dei tempi, ed il pericolo di qualche serio inconveniente. Alle quali significazioni avendo il padre generale chiamati i padri consultori a deliberazione, fu da essi risoluto di cedere alla imponenza delle circostanze: non volendo che la loro presenza serva di pretesto ad un qualche grave disordine e spargimento di sangue.
«Dopo tutto ciò sono stati presi gli opportuni concerti col reverendo padre generale, sì pel modo di effettuare tale risoluzione, sì per provvedere alle scuole del collegio romano, alle case religiose da essi abitate, ed alla tutela dei loro beni e delle loro proprietà; affinchè per tal guisa venga specialmente soddisfatto al loro mantenimento.
»Presso questa esposizione di cose siamo autorizzati a dichiarare essere insussistente quanto divulgavasi ieri in un foglio anonimo a stampa.1
Il foglio anonimo di cui si fa menzione, e che evidentemente fu emanato dal partito perturbatore, è forse quello che ha per titolo:
»Risposta del ministro di polizia alle deputazioni dei casini per l’allontanamento dei Gesuiti.»
Esso viene riportato da noi soltanto in sommario, non valendo la pena di trascriverlo in questo capitolò una volta che dall’autorità non venne riconosciuto quanto nel medesimo si esponeva.2 Pur tuttavia diremo che in esso si racconta come il ministro Galletti, rispondendo alle varie deputazioni dei circoli richiedenti lo scioglimento dei Gesuiti, annunciò che il Santo Padre aveva già provveduto all’allontanamento di questi; che il Cardinal Castracane aveva avuto l’incarico di comunicare al padre Roothan loro generale, il sovrano volere; e che l’amministrazione dei loro beni era stata affidata al Cardinal Vizzardelli.