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pel suo esempio larghezze italiane. Era quegli infine in grazia del quale ebbe origine tutto il movimento italiano. Questo sovrano benefico in oltre era stato innalzato alle stelle, ed a lui avean promesso gratitudine e fede; e mentre severe parole pronunziava colratto del 14 marzo, veniva preconizzato tuttora siccome lo spirito animatore del risorgimento d’Italia. L’allocuzione del 29 di aprile non era ancora emanata; quindi le illusioni e il prestigio duravano vergini e incontaminati. Il velo del tempio in somma non era per anco squarciato.

Queste considerazioni avrebber dovuto persuaderli essere del loro interesse il mantenere tuttavia il mondo in inganno. Arrischiare tutto rompendola col papa, mentre tenendoselo amico vi avrebber potuto trovare il loro vantaggio, non era ella una insensatezza?

Nondimeno piuttosto che il cuore ed il senno, agì in loro soltanto il cieco furore. Quindi si proseguì cogl’insulti- e colle minaccie verso i padri inoffensivi; e finalmente stringendo sempre più le cose a loro danno, si leggeva nella Gazzetta di Roma del 30 marzo quanto segue:

«Vennero più volte rassegnate a Nostro Signore le istanze dei reverendi padri Gesuiti, con le quali rappresentavansi le angustie ond’è travagliata anche qui nella capitale la loro Compagnia, e il bisogno perciò che si provvedesse alla personale loro sicurezza. Il Santo Padre, che con somma compiacenza ha riguardato sempre i Religiosi medesimi come instancabili collaboratori nella vigna del Signore, non potè non provare nuova e più viva amarezza per sì disgraziata vicenda; ma tuttavia per la ognor crescente concitazione degli animi, e per la diversità dei partiti minacciante serie conseguenze, gli fu forza di prendere in seria considerazione la gravità del caso. Laonde avanti ieri, per mezzo di ragguardevole personaggio, volle far noti al reverendo padre generale della sullodata Compagnia i sopra espressi sentimenti, ed insieme l’agitazione in che egli era per la