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188 | storia |
tutti nello stesso spirito, collo stesso linguaggio, allo stesso scopo, quello cioè di vilipenderli e sopraccaricarli di contumelie e d’obbrobrio. In questo poi distinguevasi precipuamente il giornaletto clandestino intitolato l’Amica Veritas.
A tal punto poi giungeva l’odio di chi fomentava cosiffatte improntitudini, che nel giugno 1847 si minacciò al principe Borghese d’incendiar la sua villa unicamente perchè dava un ballo la sera del 30, ed il suo grande delitto (come accennavasi in un foglietto a stampa divulgato) era quello di mostrarsi devoto dei Gesuiti.1 Allorquando poi s’inventò di pianta la famosa congiura dei sanfedisti, di cui abbiamo lungamente parlato nel capitolo XIV del primo volume, non si mancò di cacciarvi dentro l’elemento gesuitico. Si osservi difatti il quadro in litografìa rappresentante i congiurati, e fra i Nardoni, i Bertòla, e i Minardi si vedrà un Gesuita col famoso cappellone.2 Non basta. Avendoci dato la rivoluzione altra litografìa rappresentante l’appiccamento della spia Minardi, questi non solo vi è rappresentato con abito da Gesuita, ma porta perfino al disotto la iscrizione di padre Minardi.3 Si rammentino in ultimo i nostri lettori che cosa si fece la sera dell’8 di settembre, ed i foglietti stampati che a profusione si pubblicarono in occasione della riapertura delle scuole bel novembre dello stesso anno 1847 per distogliere i padri di famiglia dal mandare i giovanetti alla scuola dei Gesuiti,4 e si dovrà ammettere che si fece di tutto, tanto all’aperto, quanto copertamente, per predisporre gli animi e spargere in tutti l’odio e il disprezzo verso il loyolano istituto. Ma ciò che mise il colmo agli atti ostili ai Gesuiti, fu la dimostrazione del 3 dicembre dello stesso